I Padrini del Ponte, a tu per tu con Antonio Mazzeo

Antonio Mazzeo, giornalista e scrittore, classe 1961, si definisce sul suo  profilo Facebook “un militante ecopacifista ed antimilitarista”.
Impegnato da molti anni in vari ambiti del sociale, Mazzeo riesce a raccontare con sconvolgente naturalezza le dinamiche interne della criminalità organizzata, soprattutto le dinamiche legate agli appalti delle grandi opere (su cui ha scritto un libro, “I padrini del ponte”, legato alle inchieste della magistratura sull’ infiltrazione mafiosa negli appalti del Ponte sullo Stretto di Messina, edito da Allegre Edizioni).
Un giornalista senza peli sulla lingua che non ha paura di esprimere il suo pensiero. Sembra strano, ma in Italia ce n’ è ancora qualcuno…

Mazzeo, cos’è la mafia?
La mafia! Beh, è una domanda da un miliardo. Va analizzata dal punto di vista sociale, economico, ambientale. E’ una domanda che mi mette in crisi, diciamo che dipende dal tipo di analisi che fai. Sicuramente è l’ esercizio del potere di organizzazioni non statali o almeno in teoria non statali che controllano il territorio in modo capillare e con l’uso della violenza

Quali sono le armi per combatterla?
Come dicevo, il fenomeno mafioso è complicato. L’ unica risposta  proposta è quella dell’intervento giudiziario, ma è solo uno degli elementi di contrasto. Finché l’ economia è gestita da gruppi di potere e la gente viene espropriata del diritto di poter fare economia sul proprio territorio, finché si finanzieranno soltanto i grandi marchi e non i piccoli imprenditori che sono poi l’ossatura del sistema economico, finché verrano realizzate scriteriatamente grandi opere senza controlli, finché non aboliranno il segreto bancario, allora la mafia non la sconfiggeremo mai. Perché la mafia alla fine è un’ impresa, e un’impresa non fallisce fino a quando non fallisce il sistema economico, il suo sistema economico.

Pensa che questo governo stia facendo un buon lavoro per ciò che riguarda il contrasto alla criminalità organizzata?
Ha approvato alcune leggi per "contrastare" la criminalità organizzata, ma ha a mio avviso rafforzato quella che io chiamo la borghesia mafiosa. Ha spinto tutti i settori verso la privatizzazione, anche i beni comuni, ha sprecato tantissimi soldi nella realizzazione, che poi non è stata mai portata a termine, di grandi opere inutili in cui la mafia si è palesemente infiltrata nei meccanismi che dovevano invece garantire l’ esatto contrario. Inoltre in questo governo il principio assoluto è quello dell’ impunità. Puoi fare tutte le leggi che vuoi, ma sino a quando non ti prendi le tue responsabilità, non ti rendi conto che devi rispettare magistratura e forze dell’ordine, perché sono loro che fanno gli arresti, allora vanifichi tutte le leggi buone che hai fatto.

Ultimamente è venuto fuori lo scandalo della P4. Pensa che dietro Bisignani, ma anche dietro ad altri scandali come quello della cricca, ci sia anche la mano di qualche altro potere? Non le sembra strano che la criminalità organizzata non si interessi ad affari milionari come quelli di Bisignani o Anemone?
Beh, è quella che chiamo borghesia mafiosa, insomma, mi riferisco a loro. Io non so se dietro Bisignani ci sia anche la criminalità organizzata certo è  che, anche se non direttamente collegati al fenomeno mafioso, questo sistema di imprenditori, massoni, politici, favorisce anche lo sviluppo della criminalità organizzata.

Di recente è uscito un suo libro, “I Padrini del ponte”,  in cui ci parli dell’ormai famosissimo Ponte sullo Stretto. Com’è nata l’idea?
Ho cercato di raccogliere e raccontare varie indagini per ciò che riguarda la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Il titolo è per l’ appunto i Padrini del Ponte in quanto è abbastanza chiaro che la mafia si sia infiltrata nel meccanismo degli appalti bloccando di conseguenza la realizzazione di un ponte che poi vedremo una volta realizzato a chi servirà realmente…
I problemi li ho avuti nella pubblicazione in quanto
per due o tre anni le case editrici siciliane e calabresi si sono rifiutate di pubblicarlo, fino a quando una cooperativa di giovani giornalisti ha deciso di pubblicarlo ed ora è nelle librerie ecco…

Oltre al Ponte ci sono altre opere mai realizzate i cui lavori vanno avanti da anni…
Basta fare l’ esempio della Salerno Reggio Calabria! Lì è accertato che ogni centimetro è deciso dai boss. Addirittura abbiamo indagini che ci dicono che le imprese si recavano prima di procedere con i lavori dai boss della zona a chiedere il permesso.

Qual è il metodo che secondo lei potrebbe evitare che tali appalti vadano in  mano mafiosa? Se mi permette un considerazione personale, mi vien da dire che per evitare ciò gli appalti non li dovrebbero dare i politici, ma mi sembra abbastanza improbabile…
Guardi, la legge Rognoni con tutti i suoi difetti ha però cercato di fermare soprattutto il subappalto. Chi dava in subappalto la realizzazione dell’ opera, per spiegarlo in parole semplici, senza concessione della committenza rischiava da sei a un anno di carcere e a pene molto dure. Poi nel 2001 è stata emanata la Legge Obiettivo che, oltre ad essere una boiata, è una delle leggi più criminali e criminogene che siano mai state fatte. Ripeto, questo governo, grazie alla scusa dei lacci, di questa economia che si deve ribellare, emana delle leggi che favoriscono la borghesia mafiosa.

Senta, ultimamente ha avuto un duro scontro con Sgarbi. Cos’è successo?
E’ successo che io da giornalista ho partecipato al Festival di Taormina dove si doveva parlare di cultura e c’era a parlarne Sgarbi. Invece di parlare di cultura si è parlato, anzi, ha parlato, ha fatto un lungo monologo, sulla mafia. Sono state dette delle cose incredibili, come ad esempio che la mafia in Sicilia  è stata debellata e che l’antimafia si inventa la mafia per giustificare la sua ragione di vita. Poi ad una frase di Sgarbi mi sono alzato e l’ho contestato per le sue parole, quindi lui ha ritenuto opportuno chiamarmi mafioso.

Mi sembrano un pò i toni di quel lontano periodo in cui si attaccavano i magistrati come Falcone e Borsellino…
Infatti, e anche l’aria è la stessa. Intercettazioni e pentiti rivelano come la mafia si stia riorganizzando per nuovi attentati e quel periodo, quello delle frasi di Sciacia sui professionisti dell’ antimafia, è molto vicino: i magistrati vengono regolarmente attaccati, soprattutto da chi dovrebbe supportarli, cioè il governo…

Il Ministro Brunetta ha ultimamente apostrofato i precari come l’ Italia peggiore. Quanto la precarietà aiuta la mafia a svilupparsi?
Precarietà significa non dare certezza di un futuro alle generazioni che verranno, generazioni che sempre più si rassegnano al destino che altri scelgono per loro e senza il loro consenso. Inoltre con la precarietà sei lasciato solo, senza diritti. La mafia si è proprio espansa in questo clima in quanto, seppur con la violenza, dava ai cittadini le garanzie che lo Stato non dava.

Parlando di precarietà, anche se il fenomeno riguarda uomini e donne di qualsiasi età, non possiamo non parlare di giovani. Quale messaggio vorrebbe lanciare?
Di non mollare e non abbassare mai la testa, che è arrivato il momento di dire basta…

Intervista di Alessio de Angelis pubblicata il 6 luglio 2011 in Caffé News, Magazine online.
http://www.caffenews.it/mafie-antimafie/22531/i-padrini-del-ponte-a-tu-per-tu-con-antonio-mazzeo/

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