Sigonella capitale internazionale dei nuovi aerei spia USA

La base siciliana di Sigonella è destinata a diventare uno dei principali scali operativi a livello mondiale dei velivoli senza pilota UAV Global Hawk delle forze armate di Stati Uniti e NATO. Lo ha annunciato in un’intervista alla rivista Defense News il colonnello Ricky Thomas, direttore del programma Global Hawk dell’US Air Force. "Sigonella possiede le potenzialità per trasformarsi in una grandissima base per questi velivoli senza pilota", ha dichiarato Thomas. "I tecnici della Northrop Grumman, la società produttrice dei sistemi, valutano che potrebbero essere ospitati nella base sino a 20 Global Hawk. L’aeronautica militare statunitense ha in programma di trasferire i primi velivoli a Sigonella entro l’ottobre del 2010 per effettuare i test di orientamento ed addestramento. Essi saranno pronti ad eseguire vere e proprie missioni operative e di sorveglianza all’inizio del 2011".

Sempre secondo l’alto ufficiale dell’US Air Force, Sigonella ospiterà inizialmente un gruppo di volo composto da tre Global Hawk e una unità di lancio e manutenzione che coordinerà le operazioni di decollo e atterraggio degli UAV grazie ad un sistema di comunicazioni a distanza. La struttura centrale di controllo dei Global Hawk funzionerà invece dalla base di Beale, California, sede del Comando Usa per la guerra aerea. “Per il funzionamento dei velivoli senza pilota, nella base siciliana opereranno stabilmente 66 militari dell’US Air Force e 40 dipendenti civili della Northrop Grumman”, ha aggiunto il colonnello Rocky Thomas. Un primo nucleo composto da 12 avieri e 2 tecnici della società contractor è giunto a Sigonella nell’ottobre 2009 ed è stato pure attivato il comando del nuovo distaccamento Global Hawk dell’US Air Force, denominato “9th Operations Group/Detachment 4”.
“Il programma d’installazione dei Global Hawk risponde all’esigenza dell’US Air Force di espandere il teatro operativo dei velivoli senza pilota”, ha spiegato Thomas. “Gli UAV che opereranno da Sigonella saranno posti sotto il comando Usa per le operazioni in Europa (Useucom) e risponderanno alle sue richieste operative nei cieli del continente europeo e dell’Africa. I velivoli saranno in grado di raggiungere Johannesburg e fare rientro in Sicilia senza la necessità di rifornimento in volo. Attualmente sono utilizzati per operazioni di sorvolo del Golfo Persico; oltre al piano di Sigonella, si sta lavorando per installare i Global Hawk pure a Guam, nell’Oceano Pacifico”.
 
I velivoli che saranno trasferiti in Sicilia saranno configurati nella versione “Block 30”, tecnologicamente più avanzata di quella oggi operativa nei teatri di guerra di Iraq, Afghanistan e Pakistan. Saranno dotati di un sistema di trasmissione integrata a banda alta e bassa e di un Payload avanzato per captare i segnali d’intelligence (ASIP - Advanced Signals Intelligence Payload), ancora una volta prodotto dalla Northrop Grumman, che ne accrescerà il raggio di azione e il volume delle informazioni raccolte. L’US Air Force ha tuttavia l’intenzione di utilizzare le basi di Sigonella e Guam per l’installazione dei Global Hawk nella versione “Block 40”, in via di realizzazione, che trasporteranno il nuovo radar di sorveglianza MP-RTIP AESA prodotto dal consorzio Northrop Grumman/Raytheon. Il Pentagono ha in programma l’acquisizione di 22 velivoli “Block 40”, 7 dei quali già finanziati con il budget militare dell’ultimo biennio. Il centro di comando e controllo operativo dei “Block 40” funzionerà dalla base aerea di Grand Forks (North Dakota).
 
“Ciò significa che il numero dei Global Hawk destinati a Sigonella potrà aumentare”, sottolinea Defense News. “Oltre all’US Air Force, anche l’US Navy è intenzionata a installare nella base siciliana i Global Hawk acquistati, mentre i programmi NATO prevedono di trasferire in Sicilia 8 Global Hawk nella versione “Block 40” con il nuovo sistema di sorveglianza terrestre alleato AGS (Alliance Ground Surveillance)”. In verità, secondo quanto dichiarato dai portavoce della Northrop Grumman, il contratto sottoscritto con Bruxelles prevede la fornitura di velivoli “Block 40” ulteriormente modificati, in modo da rispondere alle “richieste inter-operative e di telecomunicazione” dei sistemi integrati dell’Alleanza Atlantica. Ciò avrà come conseguenza diretta l’aumento del numero d’ingegneri e tecnici dell’industria militare statunitense di stanza nella base siciliana. Lo ha ammesso Ed Walby, direttore della sezione business development della Northrop Grumman. “La possibilità di aggiornare i sistemi a bordo dei Global Hawk potrà significare una forte presenza della nostra società a Sigonella”, ha dichiarato. “I cambi del software sui Global Hawk sono più semplici della maggior parte dei sistemi a bordo dei velivoli con pilota. Ci sarà tuttavia la necessità di trasferire nuove professionalità e ciò significa tecnici esperti nella base”.
 
Il periodico statunitense Defense News rivela infine che le autorità governative statunitensi e quelle italiane si sarebbero già incontrate in vista della creazione “di corridoi negli spazi aerei italiani per i decolli e gli atterraggi dei Global Hawk”. Top secret l’esito di queste discussioni, a cui comunque non sarebbero stati invitati i rappresentanti degli enti civili responsabili del traffico aereo (ENAC ed ENAV), anche se le operazioni degli UAV incideranno pericolosamente sulla sicurezza dei voli nello scalo di Catania-Fontanarossa (oltre sei milioni di passeggeri nel 2008), poco distante da Sigonella.
 
L’altissimo rischio rappresentato dai Global Hawk non sembra aver mai preoccupato il governo italiano. Negli Stati Uniti, invece, è tema di discussione e conflitto tra forze armate, autorità federali e statali. Nel documento The U.S. Air Force Remotely Piloted Aircraft and Unmanned Aerial Vehicle - Strategic Vision, in cui l’aeronautica militare statunitense delinea la “visione strategica” sul futuro utilizzo dei sistemi di guerra, si ammette che «i velivoli senza pilota sono sensibili alle condizioni ambientali estreme e vulnerabili alle minacce rappresentate da armi cinetiche e non cinetiche». «Il rischio d’incidente del Predator e del Global Hawk è d’intensità maggiore di quello dei velivoli con pilota dell’US Air Force», si legge ancora, anche se, «al di sotto dei parametri stabiliti nei documenti di previsione operativa per questi sistemi». Secondo alcuni ricercatori indipendenti, il rischio d’incidente per i Global Hawk, a parità di ore di volo, sarebbe invece 100 volte superiore a quello registrato con i cacciabombardiere F-16.
 
Numerosi i velivoli senza pilota precipitati in occasione di test sperimentali o durante le attività belliche in Medio oriente. Uno dei primi prototipi del “Block 20” cadde nel maggio 1999 nei pressi del poligono di China Lake, California, a seguito “dell’invio involontario di un segnale elettronico di fine volo”. Il 30 dicembre 2001, un Global Hawk precipitò in una regione impervia dell’Afghanistan. Secondo l’inchiesta dell’US Air Force, all’origine dell’incidente “l’impropria installazione” di un congegno che avrebbe danneggiato il sistema di controllo. “Non sono state effettuate le giuste procedure ispettive”, fu la conclusione della commissione d’indagine. Meno di sette mesi dopo, un altro Global Hawk precipitò in Pakistan per il “non funzionamento ad un motore”, dovuto, ancora una volta “ad una cattiva manutenzione del velivolo”. Un velivolo “Block 30”, la versione in via d’installazione a Sigonella, ha invece rischiato di schiantarsi al suolo, il 28 dicembre 2009, durante un tentativo di atterraggio in una base aerea californiana. 
 
Il gran numero d’incidenti che hanno visto protagonisti i velivoli senza pilota ha generato vibranti proteste tra i piloti delle compagnie aeree Usa. Secondo le due maggiori associazioni di categoria, la Air Line Pilots Association (ALPA) e la Aircraft Owners and Pilots Association (AOPA), “gli UAV di grandi dimensioni sono autorizzati a percorrere anche corridoi aerei usati per il volo civile, e questo senza che siano state studiate le necessarie misure di sicurezza”. “Come può considerasi sicuro un aereo in volo come il Global Hawk, con un’apertura alare simile a quella del Boeing 737?”, domandano ALPA e AOPA.
 
Si assiste tuttavia all’inarrestabile escalation del numero degli aerei senza pilota utilizzati a livello mondiale. Tra il 2002 e il 2008, solo la flotta degli UAV del Pentagono è cresciuta da 167 a oltre 6.000 unità, e le ore di volo nel 2008 sono state 400.000, più del doppio di quanto registrato l’anno precedente. Alla base del boom, le immancabili ragioni di ordine economico-finanziario. I velivoli senza pilota stanno generando un business senza precedenti nella storia del complesso militare industriale. Solo nel 2009, il giro di affari mondiale degli UAV ha superato i 4.000 milioni di dollari, mentre l’80% del fatturato è in mano a due grandi società statunitensi, la Northrop Grumman e la General Atomics. Il resto se lo dividono le imprese russe, cinesi, indiane, iraniane, israeliane ed europee (Thales, EADS, Dassault, Finmeccanica, Sagem e BAE Systems). Secondo uno studio del gruppo di consulenza finanziaria “Teal”, le commesse per gli UAV sono destinate a raddoppiare in meno di un decennio. Per il 2019 si stima un giro d’affari di 8.700 milioni di dollari.

Articolo pubblicato in Agoravox.it del 13 febbraio 2010

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